Regione Lombardia, nuove regole per la gestione integrata ospedale-territorio, medici di famiglia primo argine
La giunta regionale ha elaborato e divulgato un nuovo dettagliato protocollo per l’assistenza ai pazienti affetti da Covid 19 o sospetti tali. Ecco le specifiche del documento. Scarica il testo completo in formato PDF

20 novembre 2020
Con l’impetuoso crescere dei casi covid legato alla seconda ondata
della pandemia che si sta abbattendo con particolare durezza su gran
parte del territorio nazionale ed europeo, la gestione e il trattamento
dei pazienti positivi e la profilassi per i sospetti positivi e i
contatti stretti degli stessi si sta facendo ogni giorno più complessa. È
per fare chiarezza circa le procedure cui attenersi onde evitare di
essere colti impreparati nei momenti di maggiore criticità che Regione
Lombardia ha emanato una Delibera (n.3876 del 19 novembre 2020) relativa alla gestione integrata
ospedale-territorio. Gli atti emanati e divulgati dalla giunta regionale
di Palazzo Lombardia propongono un percorso guidato di presa in carico
dei pazienti affetti da Covid-19 o sospetti in relazione alla necessità
di garantire in modo tempestivo l’effettuazione delle corrette procedure
e la gestione delle problematiche che, a seconda della situazione, si
possono presentare.
Nello specifico, nel testo regionale si legge che «il
percorso di presa in carico di questa tipologia di pazienti si
caratterizza in modo peculiare in considerazione della necessità di
ridurne al minimo gli spostamenti a tutela della salute pubblica;
garantire sempre una sorveglianza attiva dei casi accertati o sospetti,
favorendo il più possibile l’applicazione delle misure di cura al
domicilio, o comunque in ambito extra ospedaliero, al fine di limitare
gli accessi ospedalieri inappropriati; prevenire, in particolare nei
soggetti più a rischio, le complicanze che comportano ospedalizzazione».
Nel
caso di pazienti presunti casi covid, quelli per cui non si renda
necessaria una immediata ospedalizzazione, la procedura prevede il
passaggio attraverso le strutture sanitarie di base, quale il medico di
famiglia. Durante la prima visita, il medico dovrà raccogliere i dati
anagrafici e gli eventuali sintomi del paziente e trasmetterli all’ATS
competente. Segue la fase di «stratificazione del rischio», il
cui intento è analizzare e cercare di stabilire, a seconda delle
condizioni del paziente in questione, se la categoria di rischio in cui
questo possa essere inserito sia bassa, intermedia o alta. È inoltre
possibile che un quadro clinico particolarmente severo, se non
addirittura compromesso, spinga il medico curante a indirizzare con
urgenza il paziente presso una struttura di pronto soccorso.
Con “rischio basso” si intende «espressione
clinica lieve della malattia con i pazienti che presentino uno
qualunque tra i seguenti sintomi o una loro associazione: sindrome
influenzale (rinite, tosse senza difficoltà respiratoria, mialgie,
cefalea) con SaO2 ³95%; febbre £38 °C o >38°C ma da meno di 72 ore; sintomi gastro-enterici (in assenza di disidratazione/plurime scariche diarroiche)»
e che comunque non presentino caratteristiche di alto rischio. Segue la
descrizione della procedura cui attenersi nei casi citati. Uno dei
fattori principali da tenere in considerazione è inoltre l’età del
paziente.
Il “rischio intermedio” è poi
descritto come espressione clinica lieve della malattia ma con pazienti
che presentino una bassa saturazione di ossigeno nel sangue o che
presentino profilo clinico a rischio o un’età superiore a 65 anni.
Infine, con “rischio alto” «vengono
definiti come espressione clinica severa della malattia i pazienti che
presentino esordio acuto e grave (pazienti che presentino dispnea
isolata o associata a altri sintomi) o febbre >38°C da più di 72 ore,
SatO2<93%)».
La delibera regionale
esemplifica inoltre i trattamenti cui i pazienti, classificati per
fasce di rischio, dovranno essere sottoposti e le relative norme cui
dovranno attenersi circa le fasi di quarantena e isolamento. Si prevede
anche, oltre al trattamento ospedaliero e clinico, la possibilità di un
supporto psicologico.
Si citano infine anche le farmacie,
intese in senso lato non solo come luoghi in cui si dispensano farmaci e
prodotti di benessere, bensì come servizi in cui si veicolano
informazioni di educazione sanitaria, campagne informative, avvisi
istituzionali e, in situazioni di emergenza, viene svolta anche
un’attività di rassicurazione e di chiarimenti per la popolazione. «All’interno di un più ampio ambito della farmacia dei servizi, – si legge ancora –
costituiscono parte dell’equipe territoriale assicurando (anche su
delega del paziente) i farmaci ad uso domiciliare e raccordandosi con il
sistema socioassistenziale per la consegna dei farmaci, laddove
presente. Nello specifico, può essere di fondamentale importanza il
ruolo delle farmacie nella gestione dell’Ossigenoterapia domiciliare.
Regione Lombardia ha dato la possibilità alle ATS di assegnare alle
farmacie un ruolo riconosciuto per la gestione della distribuzione
dell’ossigeno liquido a questi pazienti».
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20 novembre 2020