Regione, Saluto romano dell’assessore La Russa, le opposizioni depositano una mozione di censura per chiedere a Fontana di revocare l’incarico
«La partecipazione attiva di un Assessore della Giunta Regionale a un “rito” simboleggiante “la continuità spirituale” e “la vitalità in tutti gli spiriti dei motivi ideali” del fascismo non è ammissibile e costituisce motivo di discredito per Regione Lombardia, Istituzione della Repubblica, la quale è antifascista»

Un frame del video diffuso dal "Corriere"
Il video pubblicato dal "Corriere"
Le forze politiche di opposizione
in Consiglio regionale della Lombardia - Partito Democratico, Movimento 5
stelle, +Europa, Azione e Lombardi Civici Europeisti – hanno sottoscritto una
“mozione di censura” all’assessore regionale Romano La Russa, con cui chiedono al presidente
Attilio Fontana di revocargli le deleghe. Nel testo, che
sarà discusso nella prima seduta di ottobre, i sottoscrittori ricordano che il
rito dell’appello, che comporta saluto romano e
ripetizione della parola “presente” in ricordo dei camerati defunti, è stato
codificato in un testo del 1940 nel Dizionario di Politica, a cura del Partito
Nazionale Fascista. Da allora è utilizzato da chi si richiama a quella storia,
in segno di “continuità spirituale” e di “vitalità in tutti gli spiriti dei
motivi ideali” del fascismo. La partecipazione attiva di
un Assessore della Giunta Regionale a un tale rito, si legge nella mozione,
“non è ammissibile e costituisce motivo di discredito per Regione Lombardia,
Istituzione della Repubblica, la quale è antifascista”, e
pertanto le forze politiche di opposizione chiedono al
Consiglio regionale di “censurare” il gesto dell’assessore La
Russa e al presidente Fontana di revocare le
deleghe al suddetto.
In base al regolamento generale del Consiglio regionale, il presidente del
Consiglio dovrà iscrivere la mozione di censura al primo
punto della prima seduta d’Aula e comunque non oltre venti giorni dalla sua
presentazione.
Qui di seguito il testo della mozione
MOZIONE DI CENSURA
AI SENSI DELL’ART. 127 DEL REGOLAMENTO
Oggetto: censura all’Assessore
regionale alla Sicurezza Romano Maria La
Russa per un atto di celebrazione del fascismo.
Il Consiglio Regionale della Lombardia
Premesso che:
-il 20 settembre 2022 in Milano, come documentato e ampiamente riportato dai
mezzi d’informazione, nel corso di una commemorazione funebre di un militante
dell’estrema destra locale, l’Assessore regionale alla Sicurezza Romano La Russa ha
preso parte al rito effettuando, con gli altri convenuti, la
celebrazione definita del “Presente” e compiendo il cosiddetto saluto romano per ben tre volte;
-la difesa dell’Assessore, imbarazzata e imbarazzante,
non ha che, di fatto, confermato la natura ideologica
della tipologia di cerimonia, cioè ciò che già i filmati mostravano
chiaramente. Egli ha dichiarato al Corriere della Sera: “Si tratta di un
rituale militare. Il presente è un saluto a braccio teso e non c’entra niente
con il saluto romano. O si fa o non si fa il presente, ma
non è il saluto romano, è il presente che diamo da sempre
ai nostri defunti da 60 anni a questa parte”;
-lo stesso Assessore non sembra aver compreso la portata
dell’accaduto, esprimendosi con affermazioni come “rumore per nulla”,
“strumentalizzazione”, “se qualcuno si è sentito incomprensibilmente offeso” e
infine, “concludo con l’auspicio che, in un Paese come il nostro, fatti privati
non debbano essere giudicati da una presunta e ipocrita supremazia culturale”;
-il partito dell’Assessore Fratelli d’Italia, con una nota apposita, ha
specificato, ingenerando ulteriore imbarazzo, che La Russa non ha fatto il saluto romano, ma
«ha anzi invitato tutti a non fare il saluto romano
durante il presente. Emerge invece con chiarezza che il movimento del braccio
di Romano non ha nulla a che fare col saluto fascista. Al
contrario testimonia il suo invito ai presenti ad astenersi dal saluto. Basta
verificare il movimento del suo braccio peraltro assente durante le chiamate consecutive che comunque la
cassazione ha sancito non essere reato se effettuato in un funerale»;
-la notizia ha suscitato sgomento nelle file della
stessa Giunta di Regione Lombardia, tanto che il presidente Attilio Fontana,
riportano sempre i media, ha avvalorato la gravità
dell’atto dichiarando: “Sono comportamenti che non fanno parte del nostro modo
di vedere. Noi sostanzialmente ai funerali preghiamo e cerchiamo di esprimere
solidarietà ai parenti rimasti”. Rimuoverlo? "Nessuna richiesta mi è stata
presentata. All'opposizione dico che, dopo aver parlato con lui, ne discuteremo
e valuteremo tutto”;
Tenuto conto che:
-la cerimonia “dell’appello” non è un rito qualsiasi,
anzi, è precisamente codificata nel Dizionario di Politica,
a cura del Partito Nazionale Fascista, Roma, 1940, Vol. 1, pp. 146-147, alla
voce “Appello fascista”, che ne spiega lo svolgimento e il significato nei
termini che seguono:
Fra i riti più notevoli instaurati dalla
Rivoluzione fascista è l’appello fatto in determinate occasioni (cerimonie
funebri, anniversari e simili) di camerati scomparsi. La risposta «presente» è data
ad una voce da tutti gli astanti. Questo rito ha come significato simbolico
quello di attestare la continuità spirituale oltre la loro vita fisica di coloro
che hanno contribuito con la loro opera alla ricostruzione della vita
italiana promossa dal Fascismo. La «presenza» di coloro che si sono sacrificati
nella lotta, o che vi hanno dato contributo di azione, permane nella realtà
conquistata dalla Rivoluzione. Gli scomparsi non sono assenti poiché vivono nel
documento delle loro forze migliori. La risposta «presente» gridata ad una voce dai
camerati afferma, oltre che il riconoscimento di tale apporto duraturo alla
realtà storica della nazione, la vitalità in tutti gli spiriti dei motivi
ideali che hanno mosso all’azione e al sacrificio il camerata scomparso. Il
rito dell’appello si inserisce in quel riconoscimento delle forze spirituali
oltre la
vita fisica che nelle religioni si manifesta col culto dei santi e presso i
popoli, nelle diverse fasi della civiltà in forme diverse, col culto degli
eroi.
Considerato che la
partecipazione attiva di un Assessore della Giunta Regionale a un «rito»
simboleggiante «la continuità spirituale» e «la vitalità in tutti gli spiriti dei motivi ideali» del
fascismo non è ammissibile e costituisce motivo di discredito per Regione
Lombardia, Istituzione della Repubblica, la quale è
antifascista in quanto:
-è «democratica» (art. 1 Cost.), «riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell’uomo» (art. 2); per essa «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di
lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»
(art. 3); «riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto» (art. 4);
«promuove le autonomie locali» (art. 5); «tutela con
apposite norme le minoranze linguistiche» (art. 6);
riconosce che «Tutte le confessioni religiose sono
egualmente libere davanti alla legge» (art. 9); tutela «lo straniero, al quale
sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche»
(art. 10); «ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali» (art. 11);
Visto lo “Statuto d'Autonomia
della Lombardia” approvato con legge regionale statutaria 30 agosto 2008, n. 1,
articoli 25, comma 4, e 29;
censura l’Assessore alla Sicurezza, Sig. Romano Maria La Russa
per avere partecipato all’atto di “Appello fascista” svoltosi durante un corteo
funebre nella città di Milano, il giorno 20 settembre 2022, e avere così
provocato discredito per la Regione Lombardia;
chiede al Presidente della Regione
di revocare la nomina ad Assessore regionale del Sig. Romano Maria La Russa;
impegna i componenti della Giunta regionale
a non partecipare a manifestazioni e ad atti che simboleggino ideali e principi
in contrasto con i valori della Costituzione della Repubblica e delle
Istituzioni democratiche.