Peschiera, Marco Righini (P.R.) riemerge dopo il crollo degli alberi in via Galvani: attacca tutti, compresi i suoi alleati a cui dice «Dimettetevi»
L’ex vicesindaco e assessore all’Ambiente della giunta Molinari torna sulla scena pubblica a cinque anni dalla contestata gestione della vicenda degli alberi di via Galvani. E lo fa lanciando accuse a 360 gradi. Ma le sue parole dividono anche la maggioranza attuale. Rivalsa personale o progetto politico?

Marco Righini ex Vicesindaco di Peschiera Borromeo con delega all'Ambiente
A Peschiera Borromeo, a poche ore dal crollo di otto alberi in via Galvani a causa del maltempo, è tornato a parlare pubblicamente Marco Righini, ex vicesindaco ed ex assessore all’Ambiente della giunta guidata da Caterina Molinari (2016-2021). Lo ha fatto tramite un lungo e polemico post sui social, riaprendo vecchie ferite e lanciando accuse pesanti non solo contro l’opposizione e la stampa locale, ma anche contro coloro che oggi siedono con lui al tavolo della maggioranza. Una mossa che ha sorpreso molti e ha scatenato reazioni accese, anche all'interno della compagine di governo.
Un ritorno amaro sulla scena pubblica
Dopo anni di silenzio, durante i quali non aveva mai smesso però di partecipare alle riunioni politiche della lista civica “Peschiera Riparte” edella maggioranza di governo, Righini ha scelto di riemergere proprio nel momento più delicato: con la città alle prese con i danni del maltempo, i soccorsi ancora in azione e i cittadini scossi per quanto accaduto. E invece di proporre riflessioni costruttive o soluzioni concrete, ha scelto la via dello scontro.
«Non è stato un fulmine a ciel sereno. Anzi, era tutto previsto e documentato», ha scritto Righini. «I segnali c’erano da tempo: alberi che avevano già sfiorato persone, altri caduti nei campi, perfino un’auto schiacciata». Secondo l’ex assessore, il progetto originario della giunta Molinari – che prevedeva l’abbattimento di 240 alberi giudicati instabili e la successiva ripiantumazione – fu boicottato da «una minoranza rumorosa e miope, mossa da convenienze politiche».
Le accuse: dal comitato alla stampa, passando per i partiti
Nel suo intervento, Righini non risparmia nessuno. Se la prende con il comitato “La Voce degli alberi”, con il Partito Democratico, Forza Italia, Fratelli d’Italia, il Movimento 5 Stelle (precisando però «la gestione passata, non quella odierna»), non parla della Lega che contestò le sue scelte all'unisono con il cdx; e con il nostro giornale 7giorni, evidentemente colpevole per aver fatto emergere pubblicamente una faccenda che non era stata ben spiegata alla citatdinanza. Righini non ha mai digerito le nostre critiche sul suo modo di ricoprire l'incarico pubblico in Giunta, ha covato rancore per anni non gli pareva vero il disastro di stamattina, dimostrando ancora una volta come non sia mai stato adatto al ruolo, e come non sia il bene comune che regola le sue azioni ma la bensì la necessità di affermare il suo ego personale.
Non mancano le stoccate personali: «Abbiamo subito attacchi anche sotto casa mia, che hanno coinvolto direttamente e indirettamente tutta la mia famiglia. Ma continuo a pensare che la vera politica sia quella che prevede, che sa guardare un passo avanti». Una visione che però oggi appare incrinata dal tono e dai contenuti del suo sfogo.
Una rottura anche con la maggioranza?
La parte forse più controversa delle sue dichiarazioni è quella in cui chiama in causa anche alcuni esponenti della maggioranza attuale: «Alle persone che manifestavano ed erano contrarie e che oggi siedono in consiglio comunale o in giunta dico: dimettetevi. Lasciate che a gestire questa città siano persone competenti, lungimiranti e libere da condizionamenti ideologici». Un attacco che pare diretto proprio a quei colleghi di coalizione che con lui condividono tavoli e strategie.
Una spaccatura che arriva in un momento particolarmente difficile per la città e che, secondo molti, dimostra quanto Righini fatichi ancora a distinguere la politica dalle vicende personali. Quella vicenda degli alberi, che all’epoca rivelò tutta l’inadeguatezza di una gestione incapace di comunicare e di governare con trasparenza, sembra essere diventata il simbolo di un fallimento mai superato.
Un’occasione persa per il silenzio
Certo, che Righini critichi il centrodestra ci può stare, che se la prenda con chi lo ha sempre osteggiato pure. Ma che oggi, in un momento di emergenza, senta il bisogno di colpire anche chi gli è politicamente vicino, dimostra quanto il suo ruolo nella vita pubblica sia ancora segnato da rancori personali e da un ego ferito. Invece di contribuire al dibattito con proposte o visioni per il futuro, ha scelto di spargere fango e di fare l’elenco dei “colpevoli morali”, come se fosse in cerca di un riscatto personale più che di un confronto politico.
Un’altra occasione mancata per dimostrarsi all’altezza della responsabilità pubblica. E forse, ancora una volta, avrebbe fatto meglio a restare in silenzio.
Giulio Carnevale