«A Piero Tarticchio, che ha testimoniato la dignità del Ricordo raccontando una storia che non verrà più dimenticata. Per averci insegnato che nessun dolore, nessuna ingiustizia potrà mai cancellare la dignità e l'amor di patria di un figlio d’Istria»
Il convegno in aula consiliare
La copertina del libro edito da Mursia, in uscita in questi giorni
Una storia vera. Un libro che racconta la sua vita e le terribili
vicende storiche che da ragazzino lo hanno coinvolto. Piero Tarticchio
da bambino ha assistito all’assassinio di sette famigliari, fra cui
l’amato padre, tutti infoibati. Dopo tanti libri con protagonisti
personaggi di fantasia che testimoniavano il suo dolore di esule
istriano attraverso la narrazione romanzata delle vicende del confine
orientale dell’Italia nell’immediato dopoguerra, l’autore del monumento
alle foibe posato a Milano in piazza della Repubblica, ha scritto la
biografia della sua vita:
«Sono arrivato alla fine del mio percorso – ha
affermato malinconicamente l’artista istriano -.
Ho voluto lasciare una
testimonianza dettagliata di quello che ho raccontato in giro per
l’Italia negli ultimi trent’anni. In modo che quando io non ci sarò più,
mia figlia Barbara prenda il testimone del mio lavoro».
In realtà Piero
Tarticchio ha fatto molto di più. Ha lasciato una testimonianza
indelebile. Insieme alla figlia, saranno in tanti gli italiani che una
volta letto
“Sono scesi i lupi dai monti”, conosciuta la sua storia,
testimonieranno ai posteri quello che hanno sofferto i nostri
connazionali.
Esuli in Patria, spesso accolti con diffidenza e
malevolenza, scappati da quelle terre per avere salva la vita, per
rimanere italiani. Terre che il geografo greco
Strabone 2000 anni fa
definiva italiane, il confine era Pola, città degli esuli, perché questa era la traduzione del toponimo. Singolare che la
fondarono gli esuli e dopo due millenni l’abbandonarono gli esuli. Che era
terra italica, ancora prima dell’idea d’Italia lo conferma anche il sommo
poeta
Dante Alighieri, che circa 1300 anni dopo Strabone, definì i
confini italiani e scrisse nel IX Canto dell’ Inferno:
«com'a Pola
presso del Carnaro, ch'Italia chiude e i suoi termini bagna».
Tito
voleva annettere quelle terre alla Jugoslavia, ma non voleva gli
italiani.
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L'abbraccio fra il sindaco Moretti e Piero Tarticchio
Piero Tarticchio stringe la targa di benemerenza nelle sue mani
Al termine della sua testimonianza, il sindaco di Peschiera
Borromeo
Augusto Moretti visibilmente commosso, e il presidente del
Comitato 10 Febbraio
Emanuele Merlino, hanno conferito una targa
all’ospite illustre che recita:
«A Piero Tarticchio, che ha
testimoniato la dignità del Ricordo raccontando una storia che non verrà
più dimenticata. Per averci insegnato che nessun dolore, nessuna
ingiustizia potrà mai cancellare la dignità e l'amor di patria di un
figlio d’Istria».
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Emanuele Merlino e Piero Tarticchio davanti all'opera di Carla Bruschi "La verità non sta in silenzio" dedicata al Maritito di Norma Cossetto