La storia assurda del dottor Di Palma: mesi di richieste ignorate mentre il Parlamento approva il decreto che consente ai medici di lavorare fino a 73 anni
San Bovio e San Felice senza medico di base: Regione Lombardia e ASST avrebbero potuto dare un'ulteriore proproga al medico che aveva dato la sua disponibilità in attesa dell'approvazione definitiva, invece hanno lasciato senza assistenza sanitaria un'intera comunità

Il Poliambulatorio di Via Matteotti e destra il dottor Luigi Di Palma
Mentre il Parlamento approva il decreto che consente ai medici di famiglia di restare in servizio fino a 73 anni, a Peschiera Borromeo, nei quartieri di San Bovio e San Felice, si consuma una vergogna istituzionale che lascia senza parole. Il 24 aprile 2025, il dottor Luigi Di Palma, storico medico di base e punto di riferimento per circa 2.000 persone, è stato costretto a lasciare il servizio. Una decisione che grida vendetta, frutto della miopia e dell'indifferenza di Regione Lombardia e ASST Melegnano-Martesana.
Una richiesta di buon senso ignorata
Il dottor Di Palma, consapevole della gravissima carenza di medici sul territorio, aveva chiesto semplicemente di poter continuare ad assistere i suoi pazienti fino all'arrivo di un sostituto. Una richiesta di puro buon senso, appoggiata anche dal sindaco di Peschiera Borromeo, Andrea Coden, e sostenuta da centinaia di cittadini che avevano firmato una petizione. Sarebbe bastato che ASST Melegnano-Martesana concedesse ancora qualche settimana di proroga, giusto il tempo necessario all'approvazione definitiva del decreto in entrambi i rami del Parlamento, per non lasciare migliaia di persone senza assistenza medica. Eppure, dopo una proroga di soli 30 giorni, tutto è caduto nel vuoto: nessuna ulteriore deroga, nessun ascolto delle richieste della comunità.
«Non voglio lasciare soli i miei pazienti» aveva dichiarato il dottor Di Palma, bussando a tutte le porte istituzionali. Invece, ha trovato solo silenzi, promesse mancate e un inaccettabile muro di gomma da parte di chi avrebbe dovuto tutelare il diritto alla salute.
La politica sanitaria lontana dalla realtà
La vicenda del dottor Di Palma dimostra, ancora una volta, quanto la politica sanitaria sia distante dai bisogni reali dei cittadini. L'emendamento al decreto-legge 14 marzo 2025, n. 2, una volta approvato dai due rami del Parlamento, consentirà ai medici di proseguire volontariamente l’attività fino a 73 anni. Se solo fosse stato adottato in tempi più rapidi, il medico di San Bovio e San Felice avrebbe potuto continuare il suo prezioso lavoro. Ma alla luce di tutto questo appare ancora più grave il menefreghismo dell'ASST Melegnano-Martesana che avrebbe potuto metterci una pezza, invece, per l'ennesima volta, i cittadini pagano il prezzo della burocrazia lenta e di decisioni politiche e dirigenziali scollegate dalla vita reale.
Bertolaso sapeva tutto, ma ha scelto di ignorare?
È impossibile non puntare il dito anche contro l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso. Il 17 marzo, Bertolaso aveva incontrato personalmente il dottor Di Palma e il sindaco Andrea Coden: era perfettamente a conoscenza della situazione drammatica di San Bovio e San Felice. Non solo: in quei giorni il Parlamento stava già discutendo il decreto-legge che avrebbe consentito ai medici di famiglia di proseguire il servizio fino a 73 anni. Possibile che l'assessore al Welfare non sapesse cosa stava accadendo a Roma? Possibile che non avesse gli strumenti per prevedere che, con un po' di buon senso e poche settimane di proroga, si sarebbe evitato di lasciare senza medico migliaia di cittadini? L'impressione è che Bertolaso abbia semplicemente scelto di voltarsi dall’altra parte, ignorando deliberatamente il grido di aiuto di una comunità intera. Una responsabilità politica e umana che non può essere minimizzata né dimenticata.
I cittadini abbandonati e il disservizio sanitario
Oggi, i residenti di San Bovio e San Felice si trovano privati di un punto di riferimento sanitario fondamentale. Sono costretti a rivolgersi a un ambulatorio temporaneo gestito da medici a rotazione, oppure, in casi di necessità, ad affollare i pronto soccorso per problemi che un medico di famiglia avrebbe potuto risolvere facilmente. Un disservizio che pesa in particolare sugli anziani e sui pazienti più fragili, che si vedono privati di una figura di fiducia e di continuità assistenziale.
È scandaloso che, pur conoscendo la gravità della carenza di medici – con oltre 5.500 posti vacanti in Italia e una situazione drammatica in Lombardia, dove il 74% dei medici ha già in carico più di 1.500 pazienti – Regione Lombardia e ASST Melegnano-Martesana non abbiano trovato una soluzione, nemmeno temporanea.
Una vergogna che non deve essere dimenticata
Quella che si è consumata a San Bovio e San Felice è una vergogna istituzionale che non può e non deve essere dimenticata. Le istituzioni, chiamate a proteggere il diritto alla salute dei cittadini, hanno scelto l'inerzia, l'indifferenza, la noncuranza. Una gestione irresponsabile che ha spezzato il rapporto di fiducia costruito in decenni tra il dottor Di Palma e la sua comunità.
È facile approvare leggi nei palazzi, molto più difficile è occuparsi delle persone reali, quelle che ogni giorno si ammalano, soffrono, hanno bisogno di cure. Forse, se chi ha deciso questa assurdità si fosse trovato a dover cercare un medico di base per i propri cari, la sensibilità sarebbe stata diversa.
Un appello alla responsabilità
È urgente che Regione Lombardia e ASST Melegnano-Martesana si assumano le loro responsabilità e pongano immediatamente rimedio a questa situazione disastrosa. La salute pubblica non può essere sacrificata sull'altare della burocrazia e della superficialità. I cittadini di San Bovio e San Felice meritano rispetto, ascolto e risposte concrete.
Questa storia non può finire nel silenzio: deve restare come monito di quanto sia pericoloso e disumano un sistema che dimentica la sua funzione primaria, quella di servire la comunità.
Giulio Carnevale