Piante alimentari, inizia la stagione della raccolta delle erbe spontanee |Gallery|
Nel corso degli anni, cicorie, ortiche, semplici erbe selvatiche hanno aiutato la povera gente a combattere la fame

Malva

Si incontrano nei prati, nelle siepi, nei fossati, nei boschi.
Chi le conosce le considera una risorsa perché arricchiscono la tavola con nuovi o dimenticati ingredienti dai sapori , forti, amari, delicati, talvolta sconosciuti nella cucina tradizionale.
L’alimurgia ( da alimenta urgentia – da ricercare in caso di urgenza alimentare) è la scienza che riconosce l’utilità di cibarsi di determinate piante selvatiche che sono edibili, soprattutto in tempi di povertà o di penuria alimentare in conseguenza di guerre (come nel secolo scorso) o semplicemente per scopi salutistici (oggigiorno).
Le nostre nonne, che certamente non conoscevano il termine alimurgia, con l’inizio della bella stagione individuavano e raccoglievano con mano sicura quei provvidenziali vegetali che sfamavano e giovavano alla salute. Cicorie, ortiche, semplici erbe selvatiche hanno aiutato la povera gente a combattere la fame.
Erano le “erbe del buon Dio” di medievale memoria, le piante che crescono e maturano il loro frutto senza il contributo della penosa fatica dell’uomo; alimenti che il Signore aveva messo generosamente a disposizione degli uomini quando, come riferisce la Genesi, aveva detto: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è sulla terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo; le res nullius di tutti e di nessuno che la Provvidenza offriva anche a coloro che non avevano un pezzetto di terra da coltivare a mezzadria, così come alle famiglie artigiane o operaie dei borghi e delle città.
Per i lettori che volessero approfondire, la Redazione consiglia: |
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erba cipollina: ottima con le patate al forno e nelle insalate;
valerianella, crescione d’acqua e porcellana: buone nella misticanza cruda;
tarassaco: lessato è ottimo saltato in padella con aglio e olio o nel risotto;
grespino e borsa del pastore, delicati se lessati e passati nel burro o nelle frittate;ortica: ottima nei risotti , nei tortelli di magro con la ricotta e nelle tagliatelle;
germogli di luppolo: (in dialetto milanese “ourtis”) eccezionali nella frittata e nel risotto;
malva : adatta per minestre di verdure miste;
fiori di robinia e sambuco, si possono gustare fritti in pastella come i fiori di zucchina;
rucola selvatica: nelle insalate miste, contorni e salse e condimenti.
Se le piante spontanee sono ricche di micronutrienti e di principi extranutrizionali, serve però l’accortezza di coglierle lontano da fonti inquinanti e di evitare la conservazione inadeguata .
È bene raccogliere i cespetti interi, di bell’aspetto, nel periodo di maggior rigoglio. Vanno raccolti nelle giornate asciutte e con il bel tempo. In cucina, poi, vanno puliti immediatamente perché l’ambiente più caldo, le ammaccature subite dalle foglie nella raccolta e il calore delle mani innescano velocemente i primi fenomeni di fermentazione. E’ necessario procedere al lavaggio accurato dei vegetali raccolti, soprattutto di quelli che devono essere consumati crudi, adottando le stesse precauzioni usate per l’insalata acquistata o colta nel proprio orto.
Come cucinare con le erbe selvatiche e le piante commestibili, la Redazione consiglia: |
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Mi auguro
non debba verificarsi ciò che Sandro
Pignatti , celebre botanico, ebbe a scrivere nel 1971 a proposito delle piante utili
della flora italiana:
“ …è prevedibile
che nel giro di una generazione si sarà perduta perfino la memoria di quanto
una volta l’uomo sapeva ricavare dal mondo vegetale; questa rappresenta una
perdita netta, un ritorno all’ignoranza (…), un passo indietro nelle
nostre conoscenze, che non dovrebbe
venire tollerato, tanto meno in questo secolo di lumi”.
Testo e foto di Walter Ferrari
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