I cardinali lombardi Pizzaballa e Cantoni tra i grandi elettori del prossimo Papa

Due figure di spicco della Chiesa italiana, originari della Lombardia, si preparano ad entrare nel Conclave. Tra equilibri, profili e scenari, quale sarà il loro ruolo nella scelta del nuovo Pontefice? Saranno solo elettori o possibili successori al soglio di Pietro? Quanto sono davvero papabili?

Pierbattista Pizzagalli: Il Patriarca Latino di Gerusalemme, forgiato da decenni nella Terra Santa

Un uomo che ogni giorno cammina sulle stesse pietre calpestate da secoli di storia, fede e conflitti. Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, frate francescano originario della bergamasca, è oggi Patriarca Latino di Gerusalemme e figura di spicco in vista del prossimo conclave. La sua esperienza, maturata in uno dei luoghi più complessi del pianeta, lo rende un candidato fuori dagli schemi, lontano dai corridoi della curia romana ma immerso nella realtà concreta del Medio Oriente.
Nato nel 1965 a Cologno al Serio, Pizzaballa ha abbracciato presto la vocazione francescana. Dopo gli studi teologici allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, si specializza in teologia biblica e impara l’ebraico moderno, segno di una precoce apertura al dialogo interreligioso. La Terra Santa diventa la sua casa: vi insegna, cura la pastorale dei cattolici di lingua ebraica e si afferma come figura di riferimento nell’Ordine Francescano, fino a diventare Custode di Terra Santa nel 2004.
Per dodici anni ha ricoperto un ruolo chiave nella gestione dei Luoghi Santi, muovendosi tra responsabilità spirituali, amministrative e diplomatiche. Ha costruito ponti tra le diverse comunità cristiane e dialogato con autorità israeliane e palestinesi, mostrando abilità organizzative e un equilibrio raro. La sua conoscenza della complessa realtà religiosa e politica della regione non è solo teorica, ma vissuta giorno per giorno.
Nel 2016 Papa Francesco lo ha scelto come Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, per poi nominarlo Patriarca nel 2020 e Cardinale nel 2023. Un percorso che evidenzia la fiducia del Pontefice e il riconoscimento di un’esperienza fuori dal comune.

Perché Pizzaballa potrebbe essere preso in considerazione come futuro Papa?

Il suo profilo si distingue per tre caratteristiche chiave: esperienza sul campo, autorevolezza morale e visione globale. In un’epoca segnata da conflitti e polarizzazioni, la sua figura appare come quella di un mediatore credibile, un pastore pragmatico, capace di guidare la Chiesa con sobrietà, fermezza e ascolto.
A differenza dei cardinali con una lunga esperienza curiale, Pizzaballa ha consolidato la sua autorevolezza in un contesto estremo, diventando interlocutore rispettato da leader religiosi e politici. La sua leadership è concreta, fatta di mediazione quotidiana, di coraggio (come dimostrato dalla sua offerta di sostituirsi a ostaggi a Gaza), e di una comunicazione sobria ma incisiva. Parla fluentemente ebraico e inglese, elemento che rafforza il suo profilo internazionale.
La sua età, 59 anni, è considerata ideale per affrontare un pontificato energico e proiettato nel futuro. Non è associato a posizioni divisive: la sua attenzione è rivolta alla pastorale e al dialogo, con un saldo radicamento nella dottrina cattolica.
Infine, il suo legame con Gerusalemme offre una potente valenza simbolica: un Papa proveniente dalla città santa avrebbe un impatto dirompente sul piano spirituale e geopolitico, diventando un segno vivente di riconciliazione tra le religioni e le culture. Come Giovanni Paolo II fu un Papa "dalla frontiera", capace di influire sui grandi equilibri globali, così Pizzaballa potrebbe incarnare la speranza di un cristianesimo dialogante e presente nelle periferie del mondo.

Il Cardinale Pizzaballa non è il candidato tradizionale, ma rappresenta una Chiesa che si sporca le mani nella complessità del presente. La sua figura unisce spiritualità, competenza e visione. Potrebbe essere lui il volto di una Chiesa che guarda a Gerusalemme non solo come simbolo, ma come punto di partenza per il futuro.

Oscar Cantoni: il pastore del Lago di Como

Dalle rive placide del Lago di Como, terra che ne ha visto i natali nel 1950 e che ora guida come Vescovo, emerge la figura serena ma determinata del Cardinale Oscar Cantoni. Un uomo il cui percorso ecclesiale è profondamente radicato nel tessuto pastorale italiano: prima sacerdote zelante nella sua Como, con un occhio di riguardo per i giovani e la formazione spirituale nei seminari, poi Vescovo apprezzato a Crema dal 2005, e infine, nel 2016, il ritorno a casa come pastore della sua diocesi d'origine. La porpora cardinalizia, ricevuta da Papa Francesco nell'agosto 2022, ha aggiunto un nuovo capitolo a questa storia, proiettando questo Vescovo lombardo, noto per la sua affabilità e la sua vicinanza a clero e fedeli, sulla scena della Chiesa universale. Ma potrebbe questo percorso, così solidamente italiano e pastorale, condurlo fino al soglio di Pietro?

Perché Cantoni potrebbe essere preso in considerazione come futuro Papa?

Analizzando le sue potenzialità in un futuro conclave, diversi elementi entrano in gioco. La sua esperienza è innegabile: decenni di guida diocesana gli hanno conferito una profonda conoscenza delle sfide della Chiesa nel contesto europeo, una gestione equilibrata e una riconosciuta autorità pastorale. La nomina nel Dicastero per i Vescovi, avvenuta dopo la creazione cardinalizia, non è dettaglio da poco: lo colloca in un osservatorio privilegiato sulle necessità e sui profili dell'episcopato mondiale, accrescendone il peso specifico e la visione d'insieme. Questo ruolo facilita anche le relazioni con il collegio cardinalizio: pur essendo cardinale da tempo relativamente breve, Cantoni ha ora l'opportunità di interagire e farsi conoscere da confratelli di tutto il mondo, costruendo quella rete di fiducia e stima essenziale in conclave. La sua reputazione di uomo moderato, dialogante e in sintonia con la linea pastorale di Papa Francesco potrebbe renderlo una figura di sintesi gradita a molti.
La sua conoscenza della Chiesa e del mondo, pur partendo da una solida base italiana ed europea, si sta dunque ampliando grazie al lavoro in Curia. Comprende a fondo le dinamiche della secolarizzazione, l'importanza della formazione e la necessità di una Chiesa vicina alla gente. La sua capacità di leadership è quella del pastore attento, più che del manager o del grande oratore: una guida ferma ma mite, capace di ascolto e accompagnamento, qualità preziose per un Pontefice chiamato a confermare i fratelli nella fede. Tuttavia, la sua esperienza internazionale diretta, intesa come lunghi periodi all'estero o ruoli diplomatici, appare più limitata rispetto ad altri porporati.
Un fattore chiave è l'età: a 73 anni, Cantoni si colloca nella fascia più matura dei papabili. Questo potrebbe essere visto come un punto a favore per chi auspica un pontificato di transizione, saggio e non eccessivamente lungo, oppure come un limite per chi preferirebbe una figura più giovane per affrontare le sfide a lungo termine. Sul fronte delle posizioni controverse, il Cardinale Cantoni è considerato un uomo di solida dottrina, ma con una spiccata sensibilità pastorale in linea con Papa Francesco. Non emergono posizioni radicali su temi come il celibato sacerdotale. Anzi, alcune sue aperture passate, come la disponibilità espressa prima del documento Fiducia Supplicans a considerare forme di benedizione per coppie omosessuali in un contesto pastorale specifico, pur non rappresentando un dissenso dottrinale, mostrano una sensibilità che potrebbe essere letta positivamente da chi cerca una continuità con l'approccio misericordioso di Francesco, ma forse vista con cautela da settori più conservatori. Infine, l'area geografica: un Papa italiano, dopo decenni, non è più una necessità, ma nemmeno un'impossibilità. La sua elezione potrebbe essere interpretata come un segnale di stabilità, un ritorno a una figura capace di comprendere da vicino le dinamiche della Curia Romana e della Chiesa in Europa, cuore storico del cattolicesimo ma oggi bisognoso di nuova linfa evangelizzatrice.

Il Cardinale Oscar Cantoni emerge come un profilo interessante: un pastore esperto, radicato nella tradizione ma con lo sguardo aperto alle istanze pastorali indicate da Papa Francesco, un uomo di dialogo e moderazione. Se i Cardinali elettori cercheranno una figura rassicurante, con solida esperienza di governo diocesano, buona conoscenza della macchina curiale (grazie al Dicastero per i Vescovi) e un approccio pastorale empatico, il nome del Vescovo di Como potrebbe risuonare con interesse sotto le volte della Cappella Sistina. La sua limitata esposizione internazionale e l'età potrebbero giocare a sfavore, ma in un conclave dalle dinamiche imprevedibili, il profilo del Cardinale Cantoni offre una combinazione di esperienza, saggezza e fedeltà pastorale che non va sottovalutata.

Oltre la Lombardia: i papabili più accreditati del prossimo conclave

Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, rappresenta la continuità e la solidità istituzionale. Nato in Italia nel 1955, Parolin è considerato uno degli uomini più influenti della Curia romana. La sua carriera è stata caratterizzata da una profonda esperienza diplomatica: ha rappresentato il Vaticano in delicate missioni internazionali, prima come nunzio e poi come il principale braccio operativo del Papa nella gestione degli affari vaticani. Rispettato per la sua discrezione e capacità di mediazione, gode di un’ottima conoscenza del Collegio cardinalizio, anche se la sua posizione centrale nel governo vaticano può aver attirato qualche opposizione. Tuttavia, il suo profilo rassicurante e la perfetta conoscenza degli equilibri ecclesiali lo rendono un candidato di primissimo piano. È italiano, il che può giocare a favore o contro, a seconda delle dinamiche del conclave. Ma la sua autorità e la sua esperienza sono difficili da eguagliare.

Molto diverso è il profilo del cardinale Luis Antonio Tagle, filippino, oggi pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Nato nel 1957, rappresenta il volto giovane e missionario della Chiesa globale. È stato arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, ruoli che gli hanno dato una forte visibilità internazionale. Tagle è amatissimo per la sua capacità comunicativa e il suo carisma: molti lo considerano una figura profondamente evangelica, capace di parlare ai cuori. Il suo legame con Papa Francesco è stretto, condividendo una visione di Chiesa aperta, inclusiva e proiettata verso le periferie. La sua origine asiatica è un grande vantaggio: l’Asia è il continente con la crescita cattolica più dinamica, e la sua elezione sarebbe un chiaro segnale di universalità. Seppur meno strutturato sul piano curiale rispetto a Parolin, Tagle è una figura capace di entusiasmare, con una leadership più empatica che istituzionale.

Infine, c’è Matteo Zuppi, attuale Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Anch’egli nato nel 1955, Zuppi è cresciuto nella scuola della Comunità di Sant’Egidio, impegnata da decenni nella mediazione di pace e nel dialogo interreligioso. Il suo stile pastorale e il forte impegno nel sociale gli hanno guadagnato una reputazione di vescovo vicino alla gente, capace di parlare con autenticità e concretezza. Recentemente ha rappresentato il Papa in una missione diplomatica delicatissima in Ucraina, mostrando una maturità e una capacità di dialogo non comuni. È visto come una figura unificante, in grado di tenere insieme le anime più diverse della Chiesa. Pur essendo meno noto fuori dall’Europa, il suo equilibrio tra dimensione pastorale e attenzione internazionale lo rende un outsider di lusso.

Tre candidati, tre strade diverse per il futuro della Chiesa: la continuità istituzionale di Parolin, la spinta missionaria di Tagle e la pastorale inclusiva di Zuppi. Il prossimo conclave non sceglierà solo un uomo, ma una visione.
Stefano Brigati