Il declino del Movimento Cinque Stelle, Conte e Grillo, l’addio è definitivo: un epilogo inevitabile per via dell'inadeguatezza dei suoi rappresentanti
La decisione di Conte apre un nuovo capitolo per il Movimento, ma le tensioni interne sono destinate a continuare. Si tratta dell'ennesimo segnale di una crisi profonda che ormai sembra irreversibile.

Lo scontro "stellare" fra i Giuseppe: la fine dell'incoerenza e dell'incapacità politica
Il divorzio tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, storici protagonisti del Movimento 5 Stelle, è ufficiale. Con un annuncio che ha sorpreso molti, il presidente del M5S ha dichiarato di non voler rinnovare il contratto che garantiva al comico genovese un compenso di 300 mila euro all'anno per il suo ruolo di comunicatore del movimento. «Grillo è responsabile di una contro-comunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale», ha affermato Conte, motivando la sua scelta. L'annuncio, che suona come una dichiarazione di guerra, è contenuto nel nuovo libro di Bruno Vespa Hitler e Mussolini – L’idillio fatale che sconvolse il mondo, in uscita il 30 ottobre. Un'ironia che non passa inosservata, considerando che il M5S, nato come forza antisistema, utilizza un libro dell'autore televisivo Vespa per comunicare una decisione tanto cruciale.
Il Movimento 5 Stelle: da forza di protesta a incoerenza governativa
Il Movimento Cinque Stelle ha sempre rappresentato una forza politica controversa e turbolenta. Nato come movimento di protesta, ha guadagnato consensi con un atteggiamento anti-sistema, opponendosi al tradizionale establishment politico. Tuttavia, una volta raggiunte le stanze del potere, ha dimostrato una notevole incoerenza, adattando la propria posizione politica a seconda delle circostanze. Il M5S ha dimostrato di essere un movimento opportunista, spegiudicato, privo di una visione politica coerente e capace di cambiare rotta con estrema facilità pur di mantenere il consenso.
Inadeguati alla gestione del potere istituzionale e delle risorse pubbliche: durante la pandemia di COVID-19, il governo a guida M5S ha evidenziato gravi lacune nella gestione della crisi sanitaria, con decisioni tardive e spesso inefficaci. Ha sospeso la democrazia e diritti dei cittadini. Questa gestione ha messo in luce una preoccupante mancanza di esperienza e competenza dei rappresentanti del movimento, che hanno più volte fallito nel trovare soluzioni tempestive e appropriate per affrontare le emergenze.
Il fallimento delle misure economiche: reddito di cittadinanza e bonus 110%
A peggiorare il quadro, il Movimento ha adottato misure economiche discutibili, che hanno generato forti polemiche e dubbi acclarati sulla loro efficacia. Il reddito di cittadinanza, ad esempio, è stato introdotto con l'obiettivo di combattere la povertà, ma si è rivelato in molti casi uno strumento di consenso elettorale, soprattutto nelle aree del Sud Italia, dove il tasso di disoccupazione è più alto. L'abuso del sussidio e i numerosi episodi di frode hanno certificato l'inutilità della misura.
Ancora più controverso è stato il bonus 110%, una delle misure di sostegno più onerose nella storia recente del paese. Pur se introdotto con l'intento di rilanciare l'edilizia e migliorare l'efficienza energetica degli edifici, ha causato un'emorragia di fondi pubblici senza precedenti, con costi esorbitanti per le casse dello Stato e benefici che, a conti fatti, appaiono limitati. Molti esperti del settore economico e finanziario hanno definito questa misura un vero e proprio fallimento, criticando la mancanza di un adeguato controllo e monitoraggio dei fondi erogati.
Il “compromesso” non più sostenibile
L’ex premier Giuseppe Conte ha spiegato che la collaborazione con Grillo si basava su un compromesso: riconoscergli una retribuzione per le sue abilità comunicative al fine di rafforzare l’immagine del movimento, pur mantenendo il ruolo di garante come un incarico moralmente significativo e non soggetto a compensi. Tuttavia, le recenti frizioni tra i due, soprattutto riguardo al processo di partecipazione democratica, hanno portato a uno scontro che Conte definisce «irreversibile». «Vedere oggi che contrasta in maniera così plateale un processo di partecipazione democratica che ci riporta agli ideali originali di Casaleggio mi ha rattristato moltissimo», ha confidato a Vespa. Lo scontro, quindi, non sarebbe personale, ma evidenzierebbe una divergenza radicale sulla direzione da dare al movimento.
Una crisi che si riflette nella frammentazione interna
Non si è fatta attendere la risposta dallo staff di Grillo, che ha negato di essere a conoscenza di una rescissione del contratto da 300 mila euro. «A noi non risulta, il contratto è in essere», hanno dichiarato i collaboratori del comico, sottolineando che la retribuzione di Grillo non era un’indennità per il ruolo di garante, ma un compenso per le sue attività di comunicazione. Anche Roberto Casaleggio, figlio del co-fondatore del M5S Gianroberto, non ha risparmiato critiche, definendo il movimento «irriconoscibile». Intervistato durante il programma radiofonico Un Giorno da Pecora, ha espresso perplessità sulla tempistica della notizia: «Non so perché sia uscita proprio oggi questa notizia del ‘licenziamento’ di Grillo da parte di Conte. È un po’ strano che Conte lo dica a Vespa e non a Beppe o agli iscritti».
Un’opportunità di cambiamento o l’inizio della fine?
Il divorzio tra Grillo e Conte ha acceso il dibattito anche all'interno della politica italiana. Maurizio Gasparri, esponente di Forza Italia, ha colto l’occasione per attaccare il M5S, dichiarando: «Vedo che tardivamente Conte fa quello che avevo auspicato da tempo: interrompere il contratto da 300 mila euro l’anno a Grillo. A che titolo i grillini hanno dato questi soldi al loro fondatore?». Gasparri ha inoltre annunciato un esposto alla Corte dei Conti per chiarire la natura dei compensi. Anche Alfredo Antoniozzi di Fratelli d’Italia ha commentato l’accaduto, sottolineando che «senza Beppe Grillo quel partito non esiste più».
Il M5S sembra avviato verso un inevitabile declino, con le lacerazioni interne e le scelte discutibili che hanno compromesso la sua credibilità. La distanza dagli ideali originari e la trasformazione in un partito sempre più simile agli stessi che aveva giurato di combattere lasciano poco spazio alla speranza per una vera rinascita. Quello che già da anni è stato evidenziato in Lombardia, cioè l'irrilevanza nei dati elettoraili, è destinato a ripetersi un tutta Italia. Ma Conte, l'avvocato del popolo, sarà pronto a riciclarsi ancora per un posto al sole, Elly Schlein è avvisata. Questa è l'unica cosa certa.
Giulio Carnevale