La rivolta dei panettieri: «Mantenere aperte le attività è impossibile. Se il nuovo governo non ci aiuterà, da qui a Natale non sopravviveremo»
Delle circa cinquemila imprese di panificazione in Italia, nei prossimi mesi la metà rischia la chiusura. Questa la denuncia dell’Associazione Nazionale Autonomi e Partite Iva
28 ottobre 2022
A scendere in piazza sono i panificatori, i pasticcieri,
i produttori di prodotti da forno. La protesta parte dalla Toscana, ma è
destinata ad allargarsi a macchia d’olio in tutto il Paese. Ai costi
esorbitanti delle bollette e agli aumenti delle materie prime, si aggiungono il
calo dei consumi e le difficoltà a reperire il personale. I costi, dichiarano i
panificatori, superano i ricavi. «Molti panifici hanno già messo in cassa
integrazione i dipendenti ed il prossimo passo sarà la chiusura totale delle
attività - ha ricordato il
presidente dell’Associazione Nazionale Autonomi e Partite Iva Eugenio Filograna
–. Infatti, delle circa cinquemila
imprese di panificazione in Italia, nei prossimi mesi la metà rischia la
chiusura, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Il Ministero alle Imprese a cui si è aggiunto
il “Ministero al Made in Italy”,
rischia di veder ridurre un settore di alta qualità come quello dei prodotti da
forno italiani. Il settore
agroalimentare, così come molti gli altri, è in grave difficoltà. Sulle nostre
pagine riceviamo ogni giorno richieste d’aiuto da micro, piccole e medie
attività. Noi Autonomi e Partite Iva
attendiamo azioni decise ed immediate da parte del Governo. Abbiamo anche
proposto delle soluzioni immediate ed efficaci come il Risanamento Equitativo; esso rilancerebbe la nostra economia rispetto
ad un condono che avrebbe solo un effetto placebo», insiste ancora una
volta il presidente Filograna sul progetto del Risanamento Equitativo. Michele è un
giovane panificatore con due aziende affermate di prodotti da forno in Puglia. La
sua storia è simile a migliaia di attività come le sue dislocate in tutta
Italia. Michele è anche uno dei tanti associati dell’Associazione Nazionale Autonomi e Partite
Iva. «I nostri costi – racconta
Michele - sono aumentati in maniera vertiginosa, ad iniziare dalle bollette di
energia elettrica e del gas che in un solo anno si sono quadruplicati. Stessa
cosa dicasi per le materie prime i cui, nel migliore dei casi, si sono
raddoppiati. Sto parlando di farina, burro, mozzarella, lievito di birra, olio
di semi (arrivato a costare più dell’olio d’oliva). Per venire incontro ai
nostri clienti abbiamo aumentato i prezzi solo del 15% mentre i profitti si
sono completamente azzerati. Nonostante il contenimento degli aumenti abbiamo registrato
una diminuzione di vendite dal 30 al 40%. Ma se non aumenteremo i prezzi di vendita al
più presto, entro la fine dell’anno saremo costretti a chiudere». Quello di Michele è un rinomato panificio che produce
oltre al pane, altri prodotti da forno come focacce, biscotti ed anche
panettoni natalizi artigianali. Proprio su questi egli si sofferma: «Abbiamo deciso di dimezzare la produzione
rispetto allo scorso anno e di apportare un aumento di 5 euro del solo costo
ricetta. Questo per cercare di limitare l’aumento del prezzo finale che sarà
comunque del 50% in più rispetto a quello dello scorso anno. Ma se accadrà
quello che sta già avvenendo per il pane, del quale la famiglia sembra aver
ridotto i consumi, prevediamo una riduzione drastica anche dei prodotti
tradizionali natalizi che in passato ci ordinavano da ogni parte d’Italia.
Mantenere aperte le attività a queste condizioni è impossibile. Lavoriamo senza
profitti, addirittura rimettendoci. Se il nuovo governo non ci aiuterà
perlomeno con interventi strutturali per limitare l'impatto della crisi
energetica, da qui a Natale non ce la faremo a sopravvivere».
28 ottobre 2022