L’8 marzo 2012 celebriamo le Pari Opportunità!

La Festa della donna non ha più lo stesso senso. Perché in cent’anni le cose cambiano

In una giornata come tante altre, a un paio di settimane dall’inizio della primavera, ritrovarsi omaggiate da un ramoscello di mimosa e sentirsi fare gli auguri (o scambiarseli): questo è quanto capita a innumerevoli femmine l’8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna. Intorno alla nascita della celebrazione, più comunemente conosciuta come Festa della donna, circolano diversi aneddoti, fra cui quello che associa la ricorrenza alla commemorazione della morte di un gruppo di operaie americane, avvenuta cent’anni fa circa, a seguito di un incendio scoppiato nella fabbrica in cui stavano lavorando. La realtà, però, è un’altra: la Festa della donna, infatti, affonda le sue radici nel Socialismo, che sin dall’inizio del secolo scorso innescò la battaglia contro la discriminazione sessuale e a favore dell’estensione del diritto di voto alle donne. Di cose, da allora a oggi, ne sono cambiate parecchie, almeno nei Paesi occidentalizzati: le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, sono indipendenti, pensano e agiscono liberamente e la locuzione “sesso forte” riferita al maschio potrebbe anche fare sorridere con sarcasmo – o, da un altro punto di vista, con un velo di rimpianto – molte femmine, soprattutto delle ultime generazioni. Le situazioni di disparità fra i generi, purtroppo, non sono state completamente estirpate, ma è indiscutibile che la svolta tanto anelata sia avvenuta.
Dunque, se per molto tempo l’8 marzo è stata una data necessaria a ribadire una posizione ideologica e politica improntata sull’uguaglianza fra i sessi, attualmente ha ancora senso celebrare la Festa della donna? Il dubbio è lecito. In effetti, nell’era dell’edonismo consumistico, per buona parte delle persone la Giornata internazionale della donna ha perso la sua valenza originaria, divenendo una festa “commerciale”, al pari di Halloween e San Valentino. Probabilmente, questo è il destino di ogni rito celebrativo: quando non rappresenta più un’urgenza per la società, quando si appoggia a un concetto superato, viene degradato.
Ecco, la Festa della donna, nel 2012, potrebbe allora risultare una ricorrenza vecchia, stantia.
Oggi, la necessità più impellente di cui la politica dovrebbe farsi carico è quella di riuscire a garantire una qualità di vita dignitosa a tutte le fasce della società, indipendentemente dal genere, dall’età, dalla religione, dall’origine etnica, dall’eventuale disabilità, dall’orientamento sessuale di ciascun individuo: per riconferire valore all’8 marzo, quindi, occorrerebbe sostituire la Festa della donna con la Festa delle Pari Opportunità.
Novella Prestigiovanni