Sabato 29 gennaio, si terrà la Commemorazione della deportazione degli italiani di Crimea: 83° anniversario: una tragedia dimenticata

Tra il 29 e il 30 gennaio 1942, per volere di Stalin oltre duemila italiani residenti in Crimea furono arrestati e deportati in Kazakistan. La metà morì prima di raggiungere le destinazioni nei campi di lavoro forzato

Sabato 29 gennaio 2025, alle ore 10:00, presso il “Parco in memoria delle vittime italiane nei Gulag” in via Valsesia a Milano, si terrà la cerimonia di commemorazione dell’83° anniversario della deportazione degli italiani di Crimea. L’iniziativa, promossa dall’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, prevede la deposizione di una corona floreale e una breve cerimonia in memoria delle vittime innocenti di questa tragedia storica.

La tragedia degli italiani di Crimea

La deportazione degli italiani di Crimea rappresenta una pagina oscura e poco conosciuta della storia europea. Tra il 29 e il 30 gennaio 1942, in pieno contesto bellico, per volere di Stalin oltre duemila italiani residenti in Crimea furono arrestati e deportati in Kazakistan. La comunità, costituita in gran parte da pugliesi provenienti da Bari, Bisceglie, Molfetta e Trani, nonché da genovesi, era il frutto di due ondate migratorie che avevano avuto luogo tra gli anni ’30 e ’70 dell’Ottocento. Emigrati in cerca di opportunità, gli italiani si erano stabiliti in Crimea, integrandosi nella società locale e creando una comunità fiorente.

L’ordine di Stalin di deportare gli italiani portò all’arresto improvviso di famiglie intere. Seguirono due mesi di viaggio in condizioni inumane, con prigionieri stipati in vagoni piombati e costretti a sopravvivere senza cibo né cure adeguate. Di quei duemila deportati, la metà morì prima di raggiungere le destinazioni nei campi di lavoro forzato. Coloro che sopravvissero furono abbandonati a sé stessi in condizioni di estrema precarietà.

Durante il regime di Krusciov, alcuni superstiti ebbero la possibilità di tornare in Crimea, ma le proprietà confiscate, comprese quelle relative ai terreni nei cimiteri, non furono mai restituite. Ancora oggi, questa tragedia rimane un nodo irrisolto, con discendenti dei deportati, ormai ridotti a circa 300 persone, che continuano a lottare per il riconoscimento della loro storia e per il ripristino della cittadinanza italiana.

Un riconoscimento tardivo e parziale

La vicenda degli italiani di Crimea non ha ricevuto per decenni alcun riconoscimento ufficiale. Né le autorità sovietiche, né quelle russe o ucraine hanno inizialmente riconosciuto la deportazione, diversamente da quanto avvenuto per altre comunità nazionali coinvolte, come i tatari, i tedeschi o i greci. Solo nel 2014, durante una visita in Crimea del presidente Berlusconi, Vladimir Putin promise il riconoscimento ufficiale della deportazione, includendo gli italiani di Crimea tra le comunità riabilitate. Questa riabilitazione, avvenuta il 23 aprile 2014, consentì alla comunità italiana di iniziare un percorso per il recupero dei beni confiscati.

Tuttavia, la questione del ripristino della cittadinanza italiana per i discendenti dei deportati rimane irrisolta. A più di ottant’anni dagli eventi, le istituzioni italiane non hanno ancora compiuto passi significativi per sanare questa ferita storica. L’attuale conflitto tra Russia e Ucraina, inoltre, complica ulteriormente qualsiasi progresso in questa direzione.

L’impegno dell’Associazione Regionale Pugliesi

La cerimonia di sabato 29 gennaio a Milano rappresenta non solo un momento di memoria e riflessione, ma anche un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su una vicenda ancora attuale. L’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, promotrice dell’evento, si impegna da anni a mantenere viva la memoria degli italiani di Crimea e a sostenere i discendenti nella loro lotta per il riconoscimento dei diritti negati.

Chi volesse partecipare alla commemorazione o ricevere maggiori informazioni può contattare l’Associazione Regionale Pugliesi di Milano attraverso i seguenti recapiti:

L’83° anniversario della deportazione degli italiani di Crimea ci ricorda quanto sia importante non dimenticare le vittime delle tragedie del passato e lavorare affinché ingiustizie simili non si ripetano. Il riconoscimento della loro storia e il recupero della cittadinanza italiana per i discendenti non sono solo atti di giustizia, ma anche un dovere morale verso una comunità che, nonostante le avversità, ha mantenuto viva la propria identità.