San Donato Milanese: l’importante funzione dell’oasi Levadina che ha contenuto i danni della recente ondata di maltempo

Riflessione del WWF Sud Milano: aree verdi come questa consentono l’assorbimento delle precipitazioni, proteggendo i territori limitrofi. Da qui l’importanza di arrestare la cementificazione indiscriminata

«Gentilissimi, ci permettiamo di sottoporvi una nostra riflessione a proposito degli ultimi accadimenti meteo, anche nel nostro territorio. Alla luce delle ingenti precipitazioni dei giorni scorsi, che hanno flagellato gran parte della Lombardia ed in particolare il milanese, possiamo affermare che l’oasi WWF di Levadina, raro e prezioso esempio di area naturale lungo il fiume Lambro, abbia svolto una funzione di fondamentale importanza per il notevole contenimento di possibili danni alle persone e alle cose del circostante territorio di San Donato e dei comuni situati a valle (come ad esempio Melegnano).

Le piogge di questi ultimi giorni, persistenti e intense, hanno allagato quasi totalmente i quindici ettari della superficie dell’area protetta che ha funzionato da vera e propria cassa di espansione naturale. Permettere ad un fiume di allargarsi significa permettere all’acqua di rallentare la sua velocità e, quindi, la sua pericolosità. In aggiunta a ciò, la presenza della vegetazione rende possibile l’assorbimento graduale dell’acqua ed il suo accumulo nella falda sottostante rilasciandola molto più lentamente rispetto ad un corso d’acqua privo di vegetazione ripariale (NOTA: Questa situazione è risultata drammaticamente evidente lungo il fiume Bisenzio, in Toscana, fiume che è costretto tra due alti argini privi di qualsiasi ambiente naturale e pochissime aree dove potersi allargare). 
 
Senza questa preziosissima zona verde oggi conteremmo ulteriori e danni e ciò ci spinge a riflettere sull’importanza delle zone naturali e delle zone umide in prossimità dei fiumi, sulla reale necessità di cementificare ulteriormente un territorio già pesantemente urbanizzato e al contrario,  sull’opportunità di agire coraggiosamente al fine di de-impermeabilizzare quante più aree possibile ripristinando gli ambienti naturali, soprattutto in considerazione dei cambiamenti climatici che rendono eventi intensi sempre più frequenti e dannosi.

Il recente report di ISPRA sul consumo di suolo, ci dice infatti come continuare con gli attuali trend (nel 2023 77 km quadrati persi in Italia) giochi un ruolo fondamentale nella causa del dissesto idrogeologico ma anche come impedisca il ricaricamento della falda, parametro fondamentale durante i periodi siccitosi.

Aggiungiamo anche che, grazie al progetto del WWF Italia e di ANEPLA (Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei ed Affini di Confindustria) nel PNRR è previsto il ripristino dell’alveo del fiume Po che prevede la rimozione del cemento, la riattivazione delle diramazioni laterali e, per dirla con le parole di Ursula Von Der Leyen (presidente della Commissione europea): “verrà riportata la natura al fiume perché sono profondamente convinta che dobbiamo fare della natura un nostro alleato, altrimenti non riusciremo mai a combattere davvero il cambiamento climatico”. Con grande piacere possiamo dire che un tratto del Lambro, affluente del Po, sia perfettamente in linea con questa visione».